Ragazze di Modena

Le ragazze, per esempio, le vedi andare in giro a gruppi, le incontri in cinque su una vecchia Dyane mentre, ferme a un semaforo, ti dicono qualcosa, ridendo e sbeffeggiandoti allegramente, te che vai in giro solo mentre loro, emancipate e allegre, se la godono quanto e come vogliono. Le incontri di notte, nelle belle e raffinate osterie modenesi in tutto simili, le ragazze, alle loro coetanee tedesche o inglesi o nordeuropee, e non solo perché preferiscono la birra ai rosoli delle altre brave signorine italiane, ma proprio per questa loro consapevolezza e sicurezza. Le belle ragazze emiliane, e modenesi in particolare, abituate dagli anni del boom a reggere sulla punta delle dita il decollo della fiorente economia, dell'artigianato, della piccola industria, proprio loro e le loro mamme, che a forza di spingere avanti e indietro le macchine da maglieria hanno fatto di questa provincia, Carpi in particolare, una zona di benessere e di ricchezza. Così come erano le loro nonne ad andare a monda nelle risaie per guadagnare qualcosa e le loro bisnonne a reggere matriarcalmente le famiglie contadine, queste ragazze emiliane anche oggi, hanno stampata sul viso la fierezza della loro femminilità produttiva e indipendente, una femminilità conquistata a fatica nel corso di decenni. La conseguenza è allora una varietà di atteggiamenti il cui simbolo, nel campo del tempo libero, è ancora quella Dyane rossa che brucia semafori e sensi unici e vola verso le grandi discoteche della pianura, lanciando sberleffi e facendo vittime, sentimentalmente parlando, sulla strada.
Ragazze di Modena in sella alle tradizionali biciclette - tantissime qui come solo ad Amsterdam - che nel motteggio popolare tenderebbero a dare alle natiche quella particolare floridità tipica del sedere della donna emiliana. Ragazze di Modena in un luna park o su una panchina nel giardino di periferia, non annoiate, ma dure e provocanti e disinibite. [1986]


Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta (1990), Milano 2009, pp. 78-79. 







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